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I principi essenziali della dottrina esoterica si possono formulare come segue:
L’unica realtà è lo spirito.
La materia non ne è che l’espressione inferiore, mutevole, effimera, il suo dinamismo nel tempo e nello spazio.
La creazione è eterna e incessante come la vita.
Il microcosmo-uomo, per la sua struttura ternaria (essenza, sostanza e vita) è immagine e specchio del macrocosmo-universo (mondo divino, mondo umano, mondo della natura), a sua volta strumento del Dio ineffabile, dello Spirito assoluto il quale, per sua natura, è Padre, Madre e Figlio (essenza, sostanza e vita).
Per questo l’uomo, immagine di Dio, può diventare il verbo vivente.
In ogni tempo la gnosi, o mistica razionale, è l’arte di scoprire Dio dentro di sé sviluppando le profondità occulte, le facoltà latenti della coscienza.
Per sua stessa natura, l’anima umana, l’individualità dell’essere umano, è immortale.
La sua evoluzione si attua su un piano volta a volta discendente e ascendente, attraverso esistenza alternativamente spirituali e corporee.
La sua evoluzione è regolata dalla legge della reincarnazione.
Una volta raggiunta la perfezione, l’anima è libera e ritorna allo Spirito puro, a Dio nella pienezza della sua coscienza.
Così l’anima si innalza al di sopra della legge nella lotta per la vita quando acquista consapevolezza della propria umanità, così s’innalza al di sopra della legge della reincarnazione quando prende coscienza della propria divinità.
Le prospettive che si spalancano alla soglia della teosofia sono immense, specie se paragonate all’angusto e squallido orizzonte entro cui il materialismo confina l’uomo, e agli enunciati puerili e inaccettabili della teologia clericale.
Percependole per la prima volta, si prova lo sbigottimento, il brivido dell’infinito.
Gli abissi dell’Inconscio si spalancano dentro di noi, ci mostrano la voragine dalla quale usciamo, le altezza vertiginose cui aspiriamo.
Affascinati da questa immensità, ma intimoriti dal viaggio, invochiamo l’annullamento del nostro essere, ci appelliamo al Nirvana!
Poi, ci rendiamo conto che quella debolezza non è che la spossatezza del marinaio, sul punto di abbandonare il remo in mezzo alla burrasca.
Qualcuno ha detto:
l’uomo nasce nel cavo di un’onda e nulla sa del vasto oceano che si stende alle sue spalle o di fronte a lui.
Ed è vero; ma la mistica trascendente sospinge la nostra barca sulla cresta dell’onda e qui, sempre squassati dalla furia della tempesta, ne cogliamo il ritmo grandioso; e l’occhio, contemplando la volta del cielo, si riposa nella calma dell’azzurro.
tratto dal libro “I grandi iniziati” di Édouard Schuré