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Vittorio Marchi (fisico e ricercatore):
Non si può più continuare a concepire l’Universo come se fosse una struttura costituita da frammenti sparsi nello spazio, ma bisogna concepire questa struttura come un tutt’Uno.
Noi continuiamo a parlare di aldiquà e aldilà, visibile e invisibile, materia e spirito, senza mai ravvederci che le due cosiddette metà, se di metà si può parlare, sono coesistenti.

Se io guardo il palmo della mia mano io dico che questo è il davanti, allora il dorso è il di dietro, che senso ha?
Ma potevo fare anche il contrario?
Il dorso è davanti e questo è il di dietro.
Ma davanti o dietro è sempre la mia mano.
Sto parlando della mia mano, non sto parlando di altro.

La fisica meccanicistica continuava a dire che esiste l’altrove, esiste la distanza, esiste la lontananza, oggi la fisica quantistica invece asserisce che esiste l’ovunque, ma l’ovunque significa dappertutto.
Quando io vedo un oggetto io vedo un qualcosa di solido, poi vedo un qualcosa frapposto fra me e lui di invisibile quindi di non solido, poi quando arriva a me vedo qualcosa di solido, ma io, ciò che è frapposto, e quell’oggetto è sempre la stessa essenza che si costituisce ora densa ora meno densa, e questo ci fa apparire tutte le cose come separate e divise.

Se io prendo un fotone, lo scindo in due fotoni, se è visto che un’informazione data ad uno si traduceva istantaneamente all’altro e viceversa.

Massimo Corbucci (fisico, medico e ricercatore):
I due elettroni anche qualora venissero separati, rimangono in comunicazione se bene li separi un enorme spazio, quest’esperimento è stato fatto e quando è stato portato un elettrone a Roma e un elettrone a Ginevra, quando l’elettrone su a Ginevra si girava di spin anche quello a Roma faceva la stessa cosa, 732 Km di distanza, istantaneamente si girava lo spin.

Vittorio Marchi:
Questo voleva dire che l’informazione è istantanea, e quindi non c’era più bisogno di percorrere una distanza fra l’uno e l’altro per trasferire l’informazione da uno all’altro, non esisteva più lo spazio, non esisteva più il tempo.

Massimo Corbucci:
Se si capisce che gli elettroni sono immersi in questo mare che la fisica non ha ancora compreso si capisce anche che le distanze sono solo una nostra impressione soggettiva, quindi due elettroni se stessero a un milione di anni luce di distanza tra loro sarebbero sempre in comunicazione: questo è l’entanglement, l’intreccio.
Quando uno ha compreso che dietro all’entanglement non c’è che una spiegazione semplicissima capisce la Vita, capisce la Morte, capisce la Spiritualità, capisce la Materialità, in una parola capisce.

Vittorio Marchi:
Se così stanno le cose vuol dire che non c’è disgiunzione fra me, lo spazio, l’altra particella, l’altra particella ancora, che tutto è un unico tessuto, che tutto è la stessa cosa.
Allora anche io sono un Cosmo che si è individualizzato esattamente come può fare un cristallo di ghiaccio nell’acqua, che cos’è quel cristallo di ghiaccio?
Non è altro che un oceano, un acqua individualizzata, ma che non deve sentirsi a sè stante, perchè se a me chiedono “Chi sono io?” io non posso rispondere altro che “Io sono il Tutto”.

fonti:

https://informazioneeretica.wordpress.com/2017/07/09/dove-tutto-e-in-ogni-dove-vittorio-marchi-massimo-corbucci/